Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 3 settembre 2020

1428 Il diario di Averardo

La conquista di Marradi descritta dal Commissario
al comando dei Fiorentini
ricerca di Claudio Mercatali

Averardo de Medici di Francesco di Giovanni (detto Bicci) era un membro della famosa famiglia, che nel 1428 era già importante ma non governava ancora la città. La Repubblica lo spedì a Marradi con un buon numero di armati per conquistare il castello e il territorio. Il motivo di tanto interesse stava nel fatto che Firenze si sentiva minacciata da nord e voleva il controllo dei passi appenninici.

I documenti autografi che seguono vengono dal Fondo Mediceo Avanti il Principato (Firenze).

Il Castello di Marradi era dei Manfredi, una consorteria di signorotti di cui i Fiorentini non si fidavano affatto. Ludovico, il primogenito, era già da un paio di anni nel carcere delle Stinche, in riva all'Arno, ma i suoi fratelli tramavano sull' appennino contro gli interessi della Città.

Averardo ebbe l'incarico di stringere d'assedio la fortezza e di prenderla, e lo fece. Non fu semplice e l'assedio durò un mese. Per prima cosa il Commissario cercò di far giurare fedeltà ai Marradesi e a quelli di Fiumana (S.Adriano) per mettere fuori gioco Guidantonio Manfredi di Faenza. I marradesi erano incerti sul da farsi e una parte preferiva stare sotto Faenza. Evidentemente il problema dell' appartenenza alla Romagna o alla Toscana era  attuale già allora.


Lo sappiamo perché Averardo era un pignolo che scriveva ogni giorno quello che succedeva e poi spediva una lettera a Firenze, per mezzo di un messaggero a cavallo, un "cavallaro" come lo chiamava lui. Queste missive sono all' Archivio di Stato di Firenze e così possiamo rivivere i fatti leggendo il resoconto di questo autorevole protagonista.

A leggere le lettere di Averardo sembra proprio che ottenere la fiducia e l'obbedienza dei marradesi fosse più difficile che conquistare il castello. L'obbedienza era importante, perché i Fiorentini non venivano per assoggettare ma per governare e avevano bisogno di consenso.

Averardo aveva chiaro questo scopo e  trattò con tatto gli abitanti, soprattutto quelli di Fiumana che erano meno convinti dei marradesi. I marradesi non vollero saperne di andare a combattere al castello, ma è comprensibile se si pensa che anche quelli chiusi nel Castellone erano di Marradi, magari  parenti o amici.   Ora leggiamo Averardo che scrive queste 3 lettere:

 

Lettera 5   da Marradi 10 agosto 1428

Magistrati e potenti signori miei. Questa mattina a ore XI per via del vostro cavallaro ricevetti la vostra; da di poi a ora 8 pomeridiane del 10 di agosto  era il termine che issi uomini doveano venire a iurare e io andai a Marradi per ricevergli.

In sull'ora del tramonto sono venuti qui due da Fiumana Noé di Nanni e Beneditto del fu Ubaldo e per quegli di Marradi Bernardino di Ruberto i quali dissero per loro parere essere i detti uomini deliberati a iurare e ubbidire e fare tutti i nostri comandamenti e quegli di Fiumana che sono in numero di 240 dirono esserne una parte per la quale dirono che per loro signore vorrebbono quello di Faenza perché dirono essere del contado medesimo di Faenza.Essi sono ora di diverso (parere) e per domine il signore di Faenza non gli interessa e sono contenti di venire di buona voglia sotto la V.S. ...

Quei da Marradi che sono circa 300 non hanno ancora mandato a dire niente e per stringere presto diranno che essi persuasi per la maggior parte sono ben disposti e quelli che restassono li farebbono venire a forza. E comprendo per lor parlare che per prima cosa si contenterebbono della S.V e di nessun altra. E per questo volersi  accordare tutti a un tratto perché vorrebbero stare in pace. E però per persuaderli mi pare che bisogni concedergli due cose. La prima che il comando nostro non sii per gli uomini di Fiumana. La seconda di persuadergli che qui si sia così forti che si possa strignere il castello loro altro che con le parole. E così facendo avere da farlo libero.

E questa deliberata si faccia presto perché stare in questa forma senza fare nessun drappello di Marradi fa parecchi contrari. E perché non potesse nascere una questione e il signore di Faenza non potesse perdonarci ingerenza deliberai subito udito il volere vostro formargli un altro drappello ...... e (?) ......... dimando alla S.V alla quale sempre mi raccomandai che si comprendesse la sua intenzione. Di poi sono venuti a me 22 uomini per parte di quegli di Marradi e diromi che gli uomini tutti sono rimasti disposti di venire alla vostra obbedienza e così hanno sacramentato in  sull'altare che se qualcuno mancherà dirono che lo faranno venire per forza. Per me che quello più era in dubbio più ora è certo. Mandate qualche cavallaro che non ve nè niuno.

Da Firenze rispondono che stanno arrivando dei rinforzi:

 Lettera  6   da Firenze 11 agosto 1428

Insigne e strenuo signore. Come penso che dobbiate sapere sono state mandate più brigate a cavallo parate a ridurre all' obbedienza della loro signoria questo paese di Lodovico e suoi fratelli.

E perché dessero bandiera alla nostra Signoria vi raccomandiamo di richiedere a tutti loro avrìa essere comandati soldati cognoscendo voi essere dei più fidati alla signoria di Firenze piglierà sicurezza bisognando dir che diano aiuto e favore. Per ora resto, die XI agosto

 Lettera 7    da Marradi 12 agosto 1428

Magistrati signori miei. Questa mattina ore XI risposi alla lettera vostra per (mezzo di) Agnolo il cavallaro di quanto dopo ad allora era seguito. E come poi ch' ebbi suggellato la lettera vennero di là uomini di quelli di Marradi e per parte dei suoi dissono di essere quasi tutti d'accordo che si erano accommodati di venire all'obbedienza della S.V. e se qualcuno se ne traesse che gli farebbero venire per forza essendo questo affare ragionevole.

E vi dico che ci sono uomini infra gli altri che più mi stringevano perché non volevano essere tenuti andare a combattere al castello purché non andassero per loro decisione, ma si dicevano certi che di loro volontà ve ne andranno molti.

E vollono che questa mattina si andasse fino là a fargli firmare l'impegno e rimasero gli uomini per memoria il mio nome e mi pare un gran esempio perché c'erano con i detti i più fidati uomini.

E come potete comprendere col mio segno quelli tutti essere venuti alla vostra ubbidienza e anche quel terzo di Fiumana che vorrebbero Guidantonio oramai sono persuasi per modo che stamani adiurarono.

Ed essi medesimi si lamentarono perché dirono di sentirsi abbandonati ma non sono tutti disposti per la guerra al castello e tenuti alla guerra si inimicarono perché tutti mi hanno parlato dei modi verso di loro tenutisi di essere un'altra volta nemici e di tenere sempre la loro brigata.

Vidi l'inimicizia che hanno molto verso i loro stessi signori e mi apparve cosa grave, mi pare che a torto infino a qui sono stato in sospetto di quelli perché niuno addiverrà a essere contro di noi. E dove prima di ieri la loro venuta mi pareva fatta troppo presto ora ne fo però dubbio che sia ancora da attendere di pigliare il castello del quale detti paesani ne fanno meno stima che ne fo io ...

Dunque le cose vanno per il meglio e piano piano i marradesi si convincono ad assoggettarsi ai fiorentini. Il castello sembra un problema secondario ma non è così. Con il passare dei giorni l'assedio si dimostra duro, i mezzi sono pochi e diversi soldati disertano. Da Firenze arrivano dei rimproveri per Averardo, accusato di non essere stato abbastanza fermo con i disertori e lui risponde così:

 


Lettera 17    da Marradi a dì 20 agosto

 Domini e signori miei, iermattina per mezzo di Romanello mio famiglio risposi alla V.S. di quanto accadea fino ad allora. Poi ieri a tardo dì ebbi una vostra e a quella così vi rispondo, che io non mi meraviglio che sopra alla V.S. siano dette e mosse molte cose perché essi possono fare e dire di quelle cose che quando coll'occhio vedessero il luogo e il fine che bisogna fare vi verrebbe tutto l'opposto che questo dire, che non alla V.S ma a me e ogni giorno capitano di simili cose.

Ma poiché io credo che la intenzione della V.S. sia di fare in modo che sempre si vinca e si accontenti e si andasse innanzi senza avere a perdere o tornare indietro, si è fatto e si fa nel modo che insino qui avete potuto comprendere.

E per la grazia di Dio per lo stesso motivo il barroccio lo metterò dietro ai bovi e non innanzi, così ho seguitato fino a qui e così penso di fare per lo venire.

Avvisai la S.V avea dato ordine ...... che fossero perdonati .......... di fuori tornare all'obbedienza per tutto il mese di agosto passato e dal termine in qua nessuno fosse reputato un ribelle da che nessuno ha fatto grande  pena  però quelli che danno di fuori oltre il termine tenete più . ....... ..........  la quale senza replicare essendone venuta alcuna a effetto  ............. la nostra faccenda.

Che volesse Dio che ora vi fosse noto che se mi aveste informato prima della vostra intenzione era legger cosa che avessimo potuto fare a nimici tale insulto e altro che in breve l'avremmo ridotti a grande stretta, perché avendo passato il termine del bando e deliberando di assaltarli come ieri facemmo si sarebbe potuto fare per tal modo che andava molto meglio che non così.

E dove mandai 300 fanti in vetta al poggio dove già fu la bastia li avrei mandati avanti da più parti e potuto fare dell'altre cose e grande danno e grande paura perché strettisi come poteano alla porta del castello ferono una grande scaramuccia e infine presono un prigioniero dei loro e li rimisero dentro ma non si è potuto seguitare a combattere come si sarebbe fatto se mi aveste mandato la roba che diceste e altro ancora ...

A Firenze danno ascolto ad Averardo e alla fine di agosto arrivano i rinforzi, cosicché l'assedio va a buon fine ai primi di settembre.

Volete provare a tradurre un manoscritto del Quattrocento? Avete un computer con un buon video? Allora questa è la ricevuta che don Giacomo da Gamberaldi, cappellano di S.Lorenzo in Marradi, rilasciò ad Averardo, che dopo l'assedio gli aveva donato per la sua chiesa ... ...

Cliccate per ingrandire e resistete alla tentazione di leggere la risposta qui sotto.


Io, don Giacomo di Mattia da Gamberaldi, capellano della chiesa di S.Lorenzo da Marradi ho avuto dal Commissario un pacco molto fornito e dui .................. uno ...................... il quale mi dà per la chiesa da Marradi, a dì sei d'otobre 1428 noi da Averardo de Medici commissario. 


Come era organizzato l'esercito del Comune di Firenze nel 1428 e negli anni seguenti? Il Comune non aveva un esercito stabile e chiedeva di volta in volta l'invio di milizie ai comuni attorno alla città, secondo un complicato gioco diplomatico basato sui favori dati e ricevuti negli anni precedenti. Insomma i comuni del circondario non potevano dire di no alla Città, in ragione dei tanti interessi che li mantenevano vincolati a Firenze. 



Per esempio questa lettera annuncia l'arrivo di un gruppo di fanti da Pistoia, guidati da un certo Nicolò Danovelli Capitano della Montagna pistoiese.

Pian di Novello è una frazione del comune Abetone Cutigliano (PT).

Arriva gente dalla Val di Chiana: G
argonza, Monte San Savino, Palazzuolo.
Clicca sulle immagini se le vuoi ingrandire


Questa invece è una lettera che annuncia l'arrivo di una compagnia di fanti da Colle (Valdelsa)

L'equivoco o il tradimento

Questo comandante, di cui non si legge il nome, aveva alloggiato le sue milizie al castello di San Piero ma la mattina presto una parte dei fanti "senza fare trombetta" cioè senza preavviso partì dirigendosi per errore (o apposta) verso Barberino invece che verso Borgo San Lorenzo. In questa lettera il comandante scrive ad Averardo che sono andati ad alloggiare a Bruscoli, dopo aver passato la Futa invece della Colla e lamenta un tradimento.

Fonti
Fondo Mediceo Avanti il Principato filza 81, documento 24, anno 1428 dalla carta 195 alla carta 264 "Quadernum recordantiarum, literarum atque famulorum".

 Fulvia Rivola, Il Castellone, edizioni Polistampa, Firenze.

Per approfondire: Arch. Marco Cappelli, La guerra di Marradi, pubblicazione recentissima, del 2020.

 

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