Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

sabato 24 ottobre 2020

1430 Lo storico Cavalcanti parla dei fatti di Marradi

La sorte di Ludovico Manfredi

descritta da un suo compagno di cella

ricerca di Claudio Mercatali

 

Il carcere delle Stinche

Giovanni Cavalcanti è un importante storico fiorentino del Quattrocento. Nacque nel 1381 e morì circa alla metà del '400. Sappiamo che era di un ramo minore della nobile famiglia fiorentina, gli piaceva il bel vivere e si occupava attivamente di politica. Da questo vennero le sue disavventure, perché i suoi avversari lo accusarono di evasione fiscale e fu imprigionato nel carcere delle Stinche, dove rimase dal 1428 al 1430 circa. In carcere scrisse gran parte delle Istorie Fiorentine, una cronaca dei fatti accaduti a Firenze dal 1420 al 1440. Poi fu liberato e continuò a scrivere con un certo successo, ma fu sempre gravato dai debiti a causa della sua condotta poco accorta.

Perché interessarsi di lui?

Il fatto è che il periodo descritto nelle Istorie è proprio quello della conquista fiorentina della Romagna Toscana e della presa del Castellone di Marradi. Ma soprattutto Cavalcanti fu compagno di prigionia di Ludovico Manfredi, ultimo signore del Castellone, attirato a Firenze con l'inganno e incarcerato per sempre alle Stinche. Dalle Istorie si capisce che i due si conoscevano e Ludovico gli confidò le sue amarezze e raccontò le sue disavventure ricevendo ascolto e comprensione. Lasciamo che sia lui a dire:

 

Cavalcanti accusa la città di Firenze di crudeltà nei confronti di Ludovico:

... O Firenze, che fai tu? Dove sono le tue leggi, che tu fai con tanto sottili provvedimenti? ...

 

Secondo le confidenze di Ludovico i Fiorentini avevano fatto un accordo con lui perché avevano bisogno di gente d'arme per difendersi dai Visconti, che minacciavano la Città. Firenze era alle strette dopo la sconfitta di Zagonara (un paese vicino a Ravenna in cui le truppe della Signoria erano state sbaragliate dai Milanesi).

 

I Fiorentini gli avevano dato "carta bianca" e poteva fare quello che voleva purché contrastasse i Milanesi:

... e cominciò a cavalcare quando in un luogo e quando in un altro, come meglio credeva che fosse ...

  

 

Poi quando non ebbero più bisogno di lui ci fu l'inganno:

 ... I Dieci, conoscendo il suo tardamento, immaginarono allettarlo con la dolce esca della compagnia del suo dimestico Francesco Soderini e con molta sollecitudine Francesco mandarono a Marradi ...

  

Anche il Castellone fu preso con l'inganno perché il comandante delle truppe fiorentine e il Commissario Averardo de' Medici promisero la liberazione di Ludovico se i suoi fratelli si fossero arresi.

 

... I fratelli di Ludovico stimarono la più terribilità del principio che la quiete del fine: capitolarono voler dare la fortezza, si veramente che Ludovico fosse renduto ...


Bernardino  Ubaldini della Carda, conte di Apecchio, comandante dei Fiorentini a Marradi, era un personaggio ben noto. Aveva dato la sua parola che Ludovico sarebbe stato liberato dopo la resa e si offese molto quando questo non avvenne.  

A detta di Cavalcanti il capitano Bernardino si risentì con i governanti della città e questo sarebbe stato uno dei motivi per cui passò al servizio di Siena divenendo un nemico di Firenze.

 

Dunque l'ultimo conte di Marradi fu un personaggio di rilievo all'epoca e nonostante fosse stato sconfitto e imprigionato fu stimato da molti. Fra qualche tempo ne riparleremo.

 

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