Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

venerdì 18 novembre 2022

Ugo Savorana

Un bravo scultore e pittore
Ricerca di Claudio Mercatali


Ugo Savorana,
autoritratto

Sul retro di un altare di Badia della valle c’è scritto “fecit Ugo Savorana”. Chi era? A questa domanda anche molti esperti d’arte locale stentano a rispondere. Nacque a Modigliana nel 1890 e fu pittore ma soprattutto scultore di buona abilità, come si può notare da alcune opere. 





Una sua biografia con una conclusione non molto lusinghiera è qui accanto spiega che il suo lunghissimo percorso artistico cominciò nel primo Novecento e negli anni Sessanta pian piano finì nel dimenticatoio, però di recente è stato giustamente rivalutato.

La figlia Bianca Maria fornisce altri particolari della sua vita e così si sa che nel 1911 fu spedito in Libia per la guerra di conquista e poi tornò ma nel 1915 cominciò la Prima Guerra Mondiale. Dunque gli altari di Badia della Valle sono del 1912 – 1914 perché il parroco in una lapide dà per conclusi i lavori nel 1914. La graniglia è materiale scultoreo un po’ insolito e Savorana la usò nel 1908 nella sua prima esperienza di lavoro a Forlì: 

“ … finalmente una buon’anima pensò per me. Il dottor Enrico Magagni, di Bologna, mi trovò un lavoro presso un suo zio che aveva un’impresa edile e un cantierino dove si lavorava il marmo, gli stucchi, si facevano modelli e stampi per getti in cemento. Il 15 agosto mi accompagnò assieme a mio padre da questo zio e così si aprì la via all’ arte”.




LE SCULTURE
DI MODIGLIANA


Il paese natale fu il centro della sua attività e a Modigliana ci sono diverse cose di Savorana: i fregi della facciata della Cassa di Risparmio di Forlì, le decorazioni del Bar del Corso e anche l’insegna della ex macelleria di via Saffi 13.



Le decorazioni del Bar del Corso sono particolarmente eleganti.








L'insegna dell'ex macelleria di via Saffi è ben nota e anche un po' inquietante.


Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire




L'insegna dell'ex Caffé Assirelli ha una storia particolare.





LE SCULTURE

DI BADIA DELLA VALLE


La chiesa di Badia della Valle ha una storia millenaria. Faceva parte del cenobio fondato da San Pier Damiani, abbinato all’eremo di Gamogna.

I due siti formavano un unico complesso monastico, perché la Regola del fondatore prevedeva periodi di vita cenobitica, alternati a tempi di ascesi ed eremitaggio duro. Il monastero fu chiuso il 14 novembre 1532 per carenza di vocazioni, con la Breve del papa Clemente VII che soppresse anche Gamogna. 
I tempi erano cambiati, il Medioevo era finito e la dura Regola di San Pier Damiani aveva fatto il suo tempo. I beni del monastero passarono al Capitolo della chiesa di San Lorenzo in Firenze al quale nei secoli successivi spettò la nomina dei due parroci, di Badia e di Gamogna. Nel 1851 la valle Acerreta entrò nella nuova Diocesi di Modigliana e dal 1866 i parroci furono nominati dal vescovo.

La chiesa di Badia della Valle nel corso dei secoli fu modificata più volte. Quella attuale ha ancora la cripta originaria ma l’edificio è in sostanza quello ottenuto con gli sventramenti del Seicento. Anche negli interni si sono stratificati rifacimenti di varia entità e tipo. Tutto normale: le chiese non sono monumenti immutabili fatti per piacere ai posteri, ma per esercitare il culto e la liturgia secondo le necessità e gli usi mutevoli nei secoli.



L’altare principale è di graniglia, dello stesso tipo di quella dell’ altare laterale sinistro e del battistero. La graniglia con polvere di marmo cementato, è un materiale scultoreo povero, ma nel 1914 il parroco don Giovanni Piani non poteva permettersi di più. Chi era? Fu parroco dal 1910 al 1942, socio fondatore della Cassa Rurale di Lutirano (1911!) e committente dei nuovi altari e del fonte battesimale. Una lapide al muro spiega il tutto e fuga il dubbio. Quindi il bravo don Giovanni ristrutturò la chiesa chiamando un ragazzo di Modigliana poco più che ventenne, fresco di studi ma già promettente nell’arte.


Sopra il fonte battesimale c'è un pezzo della frase "Sicut cervus desiderat ad fontem acquarum ita anima mea ad te Deus" (Come un cervo desidera l'acqua di fonte così l'anima mia anela a te, Dio) tratta da un canto Gregoriano. Per questo il tema del dipinto è l'abbeverata di due cervi.


Non c'è dubbio che Savorana sia l'autore degli altari e del fonte battesimale perché nell'altare principale è scolpita la sua firma e gli altri due arredi sono di graniglia identica. Invece per le decorazioni delle cappelle laterali bisogna fare una ipotesi. Intanto bisogna escludere che l'autore sia stato Tito Chini perché questo ottimo pittore nacque nel 1898 e nel 1912 – 14 era ancora un ragazzino. 




Siccome Savorana era anche un discreto pittore, come si vede in questi quadri della chiesa di Cardeto (Marradi, anni Trenta) e di San Martino in Gattara (1943) con il campanile a vela cadente che poi fu demolito, è logico pensare che il parroco lo abbia incaricato di pitturare i muri delle cappelle laterali. Anche i pavimenti sono di graniglia, del tipo in uso nel primo Novecento e forse vengono dallo stesso cantiere che lavorava la marmetta degli altari.



LE SCULTURE A LUTIRANO 
E A MARRADI

A Lutirano, nella casa di famiglia del generale Domenico Bandini, vicino al ponte per Tredozio, c'è un camino in cemento bianco decorato, scolpito e firmato.


A Popolano nella Cappellina della Dogana c'è un monumento a ricordo dei caduti della Prima Guerra Mondiale. Questa chiesina è antica e ha una storia particolare: in origine era rivolta al contrario, si entrava dal retro attuale, perché la vecchia strada Faentina passava di là. 

Nel primo Novecento la porta fu murata e venne aperta quella odierna, cosicché il retro divenne la facciata ed è probabile che il suo disegno sia opera dello stesso Savorana.



Per approfondire:

Ugo Savorana scultore, Ardebat ut facula, Filograf, Forlì 2010
Giuliano Bettoli e altri, Gamogna, Tip. faentina, 1995 (Biblioteca Comunale di Marradi).
Blog 12 luglio 2015 Con l’ultimo quarto di luna a Badia della Valle
Blog 26 marzo 2016 Il Comune costruisce una strada moderna nella Valle Acerreta.



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