Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

domenica 12 febbraio 2023

1943 – 1944 Una Odissea lungo gli Appennini

L'incredibile fuga 
di tre militari Alleati

Racconto e ricerca di Rosemary Clarke

Nel corso della guerra in Libia (1941 – 1942) furono catturati circa 80.000 soldati Alleati, trasferiti in più riprese in Italia in diversi campi di concentramento.



Il Campo PG 49 venne attivato a Fontanellato nella primavera del 1943, a pochi chilometri dalla via Emilia, tra Parma e Fidenza. 








All'inizio di settembre 1943 il campo ospitava 700 militari, in prevalenza ufficiali, soprattutto inglesi, ma anche americani, australiani, neozelandesi e sudafricani. All' armistizio dell'8 settembre '43 i prigionieri furono liberati su ordine del comandante prima dell' arrivo dei Tedeschi e soccorsi dalla gente, ed evitarono l'immediata deportazione in Germania. Tre di loro cominciarono un lunghissimo viaggio a piedi attraverso l'appennino fino all' Abruzzo, con l'idea di andare incontro alle truppe alleate che combattevano là. Due erano stati catturati in Cirenaica, nel corso delle varie avanzate dell' Africa Korps, il terzo era un marinaio imbarcato su un sottomarino affondato dagli italiani nell'agosto 1940. Ecco come racconta i fatti Rosemary Clarke, figlia di uno di loro:

... In qualche modo è probabile che abbiano combattuto anche contro gli Italiani, sebbene Jack fosse un ingegnere sottotenente nel Corpo Reale di Telecomunicazione (Royal Corps of Signals) prima, trasferito poi nel Corpo Reale di Supporto all’Artiglieria (Royal Army Ordnance Corps); Andrew McIlquham McLean era un marinaio assegnato al campo come inserviente; Marcus addirittura era dentista, ed è quindi possibile che abbia curato, fra gli altri, dei prigionieri italiani.

... Percorsero tutta la cresta degli Appennini, passando per Costamezzana, Pellegrino, Metti, Morfasso, Bellagamba, Pessola, Scanza, Segnatico (Signatico, ndr), Scurano, Sole, Maro, Gazzano, Ca’ Piccirella, Doccia, Ospedale (Ospitale, ndr), Gaggio Montano, Guzzano, San Giacomo, Castro San Martino, Moscheta, Marradi, Castel dell’Alpe, San Paolo in Alpe, Rio Salso (tre notti), Montecoronaro, Viamaggio, Bocca Trabaria, Fraccano, Pietralunga, Branca, Nocera Umbra, Annifo, Femadre, Fiano di Abeto, Teracina (Terracino, ndr), Poggio Cancelli, Pizzoli, Casamaina, Terranera, Pagliare del Tione, Secinaro (cinque notti), Carrito, Santa Maria (Villa Santa Maria, ndr), e infine Frattura, da dove partirono il 18 novembre per arrivare alla linea Gustav fra i Tedeschi e gli Alleati, sul fiume Sangro.

© 2009 Rosemary Clarke, Malvern (GB) - traduzione Bruno Cattivelli, Roma

La loro avventura finì così? No, perché furono catturati dai Tedeschi, e caricati su un treno diretto in Germania. Però fuggirono di nuovo in diverso modo e dopo una incredibile serie di peripezie impossibile da descrivere qui, 
Jack Clarke arrivò in Svizzera.


Dal diario di  Jack Clarke risulta che la notte del 19 ottobre 1943 passarono da Marradi. Un gruppetto di marradesi, fra i quali Adelmo Mercatali, erano nascosti a Trebbo di Val della Meta e in quei giorni videro arrivare tre militari Alleati. Erano loro? Non ci sono abbastanza elementi per rispondere. Uno aveva un paio di occhiali con una lente rotta, un altro puntò il dito e disse: "Voi Badoglio? ..." e con questo voleva sapere se erano soldati italiani arresi dopo l'8 settembre. La famiglia Rossi che abitava in quel podere li alloggiò in un fienile, per poter dire di non sapere niente se fosse arrivata di notte una pattuglia di Tedeschi. La mattina seguente i contadini fecero un rapido sopralluogo per vedere se la via era libera. In precedenza si erano messi d'accordo con gli abitanti di Albero, un paesino che si vede nel fodovalle: se c'era qualche pericolo le donne di laggiù stendevano la biancheria accanto a casa come se si dovesse asciugare. Però era tutto tranquillo e i fuggiaschi ripartirono e non si videro più.





Rosemary, figlia di Jack Clarke, nel 2008 venne in Italia, per ripercorrere le tappe del lungo viaggio di suo padre e prese alloggio a Popolano al Bed and Breakfast di Annamaria Scheda, che scrisse questo articolo per il periodico Il Piccolo:





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