Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

sabato 20 aprile 2019

1373 La conquista di Palazzuolo

I Fiorentini sgominano
gli Ubaldini una volta per tutte.
 Ricerca di Claudio Mercatali


 
Palazzuolo sul Senio
 

 
 
 
Nel 1362 Giovacchino di Maghinardo degli Ubaldini da Susinana, lasciò i suoi tredici o quattordici castellari di Palazzuolo al Comune di Firenze. Non fu un atto di bontà ma una necessità derivata dai suoi debiti, che i Fiorentini avevano saldato in cambio del tutto e di un “generoso” vitalizio. Lo sappiamo dallo storico Emanuele Repetti che ne parla nel suo Dizionario della Toscana (1830).
 
Dopo la morte di Giovacchino i tanti membri di questa famiglia comitale, che sarebbero stati eredi senza questo atto, entrarono in agitazione per riavere i “loro” castellari e dopo qualche anno si ribellarono e minacciarono Firenzuola e Palazzuolo.



La goccia che fece traboccare il vaso fu la presa con l’inganno di Castel Leone, un fortilizio vicino a Bibbiana,
con la morte del castellano e di una parte dei difensori.



Quindi Firenze decise per la guerra e mandò a Palazzuolo le sue milizie al comando di diversi capitani, perché conquistassero una volta per tutte i castellari degli Ubaldini e li demolissero fino alle fondamenta. La campagna militare procedette veloce, nel 1372 e nella primavera successiva, fino alla conquista completa.


 
 
 
 
 
 
 
 
La chiesa di Salecchio.
(Il campanile fu ricavato da una
torre del castellare degli Ubaldini).
 
Il primo castello ad essere assediato fu quello del Frassino, alla Colla di Santa Lucia, fra Marradi e Palazzuolo, nella parrocchia (e castellare) di Salecchio. Qui risiedeva Maghinardo di Ugolino di Tano, uno dei maggiori capi della rivolta. Dal suo nome si capisce che era giovane, perché “di” significa che suo padre e suo nonno erano viventi al momento del fatto. Irruento, poco incline al compromesso, resistette dalle Calende di Aprile del 1373 (cioè dal giorno 14) al 4 maggio e poi si arrese. I Fiorentini lo portarono a Firenze e siccome i suoi parenti di Palazzuolo non si volevano sottomettere, fu decapitato e il suo corpo rimase esposto al Bargello come mònito.

Gli Ubaldini continuarono la guerriglia, però meno accaniti perché avevano capito che i Fiorentini erano decisi a tutto. Cadde il castello di Susinana, dopo un assedio finito con una trattativa e il castellare di Lozzole, dietro un compenso pro bono pacis di settemila fiorini. Così Firenze acquisì il Comune di Palazzuolo, che fino ad allora si era chiamato Podere degli Ubaldini e da allora prese il nome di Podere Fiorentino. Tutte queste cose ce le racconta uno storico fiorentino di cui non sappiamo il nome ma che conosceva bene i posti, perché cita in dettaglio tutte le rocche degli Ubaldini. Lasciamo che sia lui a dire e leggiamo “La Cronaca d’incerto” cioè il suo resoconto:

 Gli Ubaldini e i loro consorti erano ossi duri e nel 1387 scoppiò una rivolta alla Badia di Susinana, repressa nel sangue dal primo vicario di Palazzuolo, messer Domenico di Guido del Pecora, che fece arrestare i ribelli e il 5 giugno 1387 per punizione saccheggiò i poderi e spedì a Figline Valdarno la campana principale della Badia.
 
 
Il Comune di Palazzuolo ha chiesto più volte la restituzione, sempre negata, e la campana ora è nel museo civico di Figline.  Nel 1373 sarebbe stato facile conquistare anche Marradi, ma i Fiorentini non lo fecero e si accontentarono di mantenere il controllo indiretto del paese, che rimase sotto la signoria dei Manfredi fino al 1428.
 
Questo avvenne perché nel 1374 una tremenda carestia di grano mise in ginocchio Firenze e ridusse i cittadini alla fame. Non c’erano i soldi per una nuova impresa, il prezzo del grano della Romagna cresceva di continuo e le autorità pontificie facevano pesare le forniture. Era il tempo del rientro a Roma dei papi di Avignone e i legati pontifici stavano assumendo il controllo della Romagna dopo la riconquista fatta nel 1359 dal cardinale Egidio Albornoz, sicché l’espansione di Firenze nel versante adriatico non era vista di buon occhio.
 
Dunque i Fiorentini di allora, che avevano un alto senso dello Stato e della misura, un po’ per politica e un po’ per mancanza di soldi, per il momento si accontentarono della conquista di Palazzuolo, della sottomissione parziale di Modigliana, Tredozio, Marradi e sospesero l’avanzata verso altri siti della Romagna Toscana.
 
 

1 commento:

  1. Il casus belli della guerra di palazzuolo fu il fatto di castel leone di bibbiana cprima ceduto da Giovacchino Ubaldini poi ripreso con inganno e illegittimamente da Gaspare Ubaldini della carda o Susinana .Il castello era assicurato da banche fiorentine che furono autorizzate a rifarsi sui residui beni degli Ubaldini a Palazzuolo.

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