Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 6 agosto 2020

Le osservazioni astronomiche del notaio Pietro Cavina

Il cielo della Romagna osservato
dall’appennino nell’agosto 1669
Ricerca di Claudio Mercatali



Pietro Maria Cavina nacque a Faenza circa nel 1637 e fu notaio e amministratore della sua città. Uomo con cento interessi, coltivati con passione e fantasia scrisse molto di storia locale e di astronomia. Ora ci interessa il saggio Congetture fisico astronomiche della natura dell’universo sopra alcune osservazioni celesti delle fisse, havute in Faenza, nel quale descrive il cielo della Romagna osservato dall’ appennino nell’ agosto del 1669.

Dopo una minuta osservazione del cielo estivo, del tutto simile a quella che potremmo fare anche noi oggi, magari dall’ Osservatorio di Monte Romano, il Nostro si lascia andare a una serie di considerazioni sulla natura dell’Universo, tutte ormai superate dalle teorie di Copernico e Keplero: Cavina non accetta i moti della Terra, dice che le stelle risentono dell’azione del Sole, a loro vicino, ritiene che siano fisse in un cielo liquido come l'olio, e che siano fatte di materia corruttibile, via via meno luminosa. Non ci dobbiamo meravigliare perché la Rivoluzione Copernicana si impose lentamente e dopo più di un secolo c'erano ancora molti che credevano che la Terra fosse immobile al centro di un Universo fatto così.



Però Cavina era colto e aveva letto le opere di molti astronomi, che cita continuamente in modo esatto. Di certo in quelle sere d’estate, da qualche poggio vicino a Marradi, osservò il cielo per molte ore, facendo una serie di confronti fra la luminosità dei vari astri, che si esprime anche oggi con dei numeri da 1 a 6 stabiliti nel modo seguente.

La Magnitudine apparente (M) è l’unità di misura per la luminosità delle stelle. Nei secoli passati si prendeva a riferimento Vega della Lira, che nelle sere estive è allo zenit, ossia si trova puntando il dito sopra la propria testa. Sono M1 le stelle che brillano come Vega, M2 quelle brillanti la metà, M3 quelle brillanti la metà della metà e così via fino a M6, il limite di visibilità a occhio nudo. Il sistema è citato già dal greco Tolomeo nel suo Almagesto, che forse lo prese da Ipparco, un altro astronomo greco. Gli astrofili fanno così anche oggi.


Dove andò Cavina per le sue osservazioni? Forse prese alloggio per qualche giorno qui dalle nostre parti. Lui non ce lo dice ma qualche indizio traspare: 

1) Per osservare le stelline M5 e M6 doveva essere ad almeno 700m di quota, perché più in basso non avrebbe potuto vederle per bene. 
2) Anche se fece le sue osservazioni soprattutto nella prima settimana d' agosto sarebbe stato scomodo tornare a Faenza ogni giorno. 

Monte Romano, il circondario di Marradi, il confine Marradi – Tredozio sono siti adatti anche oggi per vedere quello che lui vide, fino alle stelline M5 e M6. Nel cielo non è cambiato proprio niente da allora.

Dunque non ci rimane che leggere il resoconto del nostro notaio: 

La sera del 4 agosto essendo assai scuro osservai l’Orsa Minore e trovai le seguenti differenze da quello vien posto dal Baiero …

Johann Bayer (Giovanni Baiero) compilò il catalogo stellare Uranometria, pubblicato ad Augusta, Germania, nel 1603. La parola "Uranometria" deriva da uranòs, cielo in greco e mètrov, misura, e dunque significa misurazione del cielo.





L' Orsa Maggiore ...   Non è contadino tra noi che non conosca questa immagine da loro detta comunemente Il Carro …

Il Dragone ...  Non solo le figure di Aràto (è un astronomo greco), stampate a Venezia nel 1488 ma quelle di Igino di Basilea del 1570 dipingono il Dragone …





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