degli
interventi urgenti
di Claudio Mercatali e Vincenzo Benedetti
Via Talenti nel 1907
(dal 1926 via Roma)
L’Ospedale S.Francesco
fu costruito nel 1807, circa vent’anni dopo l’Ospedale di Modigliana, al quale
i marradesi si rivolgevano nel Settecento. Proprio per evitare il viaggio a
Modigliana si decise di costruire un nosocomio in paese.
Nell’Ottocento
l’amministrazione era comunale e avveniva per mezzo della Congregazione di
Carità. Dal 1865 in poi, ogni anno, la Congregazione presentava i bilanci al
Consiglio Comunale, che deliberava la loro approvazione. Com’era l’Ospedale nel
primo Novecento? Quali erano le condizioni dei degenti?
Nel gennaio 1907 il
dr. Augusto Pellegrini, direttore dell’ Ospedale, pubblicò una nota, per
le autorità marradesi e la cittadinanza. Leggiamola:
“ … Coll’unico scopo di
far conoscere alle Amministrazioni locali ed alla Popolazione Marradese i
bisogni del nostro Ospedale, ne esporrò brevemente le condizioni, fiducioso che
le mie parole saranno accettate con benignità.
L’Ospedale di Marradi
fu, come è a tutti noto, eretto per iniziativa del cav. Luca Fabroni, che con Rescritto Reale del 21 dicembre 1795
ottenne il permesso di ricevere qualunque spontanea elargizione all’oggetto di
poterlo erigere. Se al cav. Luca Fabroni devesi l’iniziativa, all’illustre
Mons. Angelo Fabroni spetta specialmente il merito di aver concorso con
notevoli somme alla fondazione. L’Ospedale di S.Francesco fu costruito nel 1807
e fino a oggi non ha subito nessun cambiamento radicale. Come tutti gli
ospedali antichi ha costruzione e ubicazione imperfetta ed affinché possa
corrispondere alle esigenze moderne è necessario apportarvi radicali
modificazioni.
... il lato ovest dà
sul mercato dei bovini ...
Il Rescritto di Luca
Fabroni, del 1798,
è un atto nel quale si invita chi può a donare
qualche fondo
per costruire l'ospedale.
E' considerato l'atto di nascita
del nostro nosocomio.
Secondo l’uso ottocentesco, in mezzo all’ospedale c’era
una chiesa:
“… Al secondo piano,
accanto alle due corsie principali c’è la chiesa, che nei giorni festivi è
aperta anche al pubblico ed è assai frequentata, con grave inconveniente per la
regolarità del servizio; onde sarebbe opportuno che venisse portata al piano
terreno, con un accesso esterno, onde il pubblico non potesse avere alcun
rapporto con i malati. La stanza occupata dalla chiesa si presta bene come sede
del personale addetto alla cura dei malati”.
LA CHIESA
La chiesetta era in cima allo scalone
d'ingresso, dove ora c’è l’Ufficio ASL per le prenotazioni. Sopra la porta a
guardar bene si può ancora leggere: “Extra corporis intus animae salus” cioè:
“Qui dentro (.. nella chiesetta) la salute dell’anima, fuori quella del corpo”.
La camera mortuaria era naturalmente vicino alla chiesa,
per le funzioni funebri, ma questo non era più accettabile, per motivi sanitari
evidenti:
“… La stanza di deposito
dei cadaveri e per le necroscopie si trova al primo piano nella parte più
centrale del fabbricato accanto al Dormitorio del Ricovero di Mendicità; onde è
necessario che venga trasportata in un angolo del giardino con accesso
dall’esterno ...”
L’ambulatorio era un po’ anche camera operatoria, il che
per noi è inconcepibile:
“… L’ambulatorio per il pubblico fino a pochi
giorni fa veniva tenuto nella stanza che serviva anche per le operazioni,
accanto alle infermerie, onde non si offriva garanzia per eseguirvi delle
operazioni importanti e non si poteva avere l’isolamento del pubblico dai
malati degenti. L’Ospedale è sprovvisto di una sala operatoria corrispondente
ai concetti moderni della chirurgia e sarà difficile costruirla se l’Ospedale
non potrà ingrandirsi sul vicino mercato, dove si potrebbe costruire un piccolo
fabbricato con la sala operatoria, la stanza di preparazione del malato e la
stanza di disinfezione per i medici. Oggi però si possiede un comodo e moderno
tavolo per operazioni”.
Marradi, 1 dicembre 1906
Registro per il servizio di
ambulatorio
dell'Ospedale
La mancanza di un padiglione per le malattie infettive fu
un problema già nell’ epidemia di colera del 1855 e il Direttore se ne lamentò
a ragione. Fu accontentato e si costruì un lazzaretto in prossimità
dell’Ospedale, ma separato da esso.
“ … Manca un padiglione isolato per le
malattie infettive e le stanze che attualmente servono per tale scopo danno
sullo stesso corridoio su cui dà la camera del Direttore e la stanza del
Segretario della Congregazione di Carità, onde è desiderabile che detta
Segreteria venga trasportata altrove, possibilmente fuori dall’Ospedale”.
Le condizioni per i ricoverati non erano un gran che:
“… La cucina ha un focolare vecchio e
consunto, insufficiente per gli aumentati bisogni. Solo in una parte delle
stanze si hanno impiantiti fatti a mattonelle di cemento, ma la maggior parte
degli ambienti hanno il pavimento di mattoni consunti e mal connessi, che
sollevano molta polvere, sporcano la biancheria e non sono suscettibili di una
vera disinfezione. Il riscaldamento è limitato a pochi ambienti ed è fatto con
stufe antiche, onde sarebbe necessario un riscaldamento centrale a termosifone.
Come rimedio provvisorio
si sono acquistate alcune stufe per riscaldare la Stanza Operatoria che è anche
Ambulatorio. L’illuminazione è a lumi ad olio ma si spera che quanto prima
l’Ospedale sia provvisto di luce elettrica. Il letti mancano di reti metalliche
e vi sono ancora oggi gli antichi pagliericci, nemici della pulizia ma tra
giorni i letti saranno provvisti di reti metalliche, la cui spesa sarà presto
compensata dal risparmio che si avrà nel mantenimento. La biancheria non
corrisponde ai requisiti igienici, e sono ancora in uso i coltroni che male si
prestano per la lavatura e la disinfezione. Non si possiede nessuna
sterilizzatrice e sarebbe desiderabile poterla acquistare. I malati appena
ricoverati nell’ Ospedale dovrebbero poter lasciare le proprie vesti e dopo
aver subito un bagno di pulizia vestire abiti provvisti dall’ Ospedale”.
Dal punto di vista amministrativo è interessante sapere
che:
“…L’Ospedale non è autonomo, bensì comunale, è però opportuno che possa
essere acquistata la sua autonomia di vivere di vita propria e indipendente,
com’era nel concetto dei suoi fondatori e saranno fatte al più presto le
pratiche per ottenere questa autonomia collo scopo che anche la pubblica
beneficenza sia ad esso più facilmente rivolta…. Per garantire il funzionamento
della struttura occorre una spesa non lieve e le finanze della Congregazione di
Carità
non permettono di provvedere ai bisogni richiesti; per fortuna i
componenti di questa Congregazione, fiduciosi nella carità dei Marradesi, si
sono costituiti in comitato speciale, per raccogliere fondi sufficienti al
miglioramento dell’Ospedale e le donne marradesi hanno avuto la nobile
iniziativa di formare un Comitato Pro Ospedale per provvedere all’acquisto e al
mantenimento della biancheria. Da ciò è sperabile che la pubblica beneficenza
posa riuscire a portarlo in condizioni tali da corrispondere ai dettami della
scienza e alle esigenze moderne della popolazione ….”
Marradi, gennaio 1907
Il direttore Augusto
Pellegrini fu importante per Marradi. Con lui l'ospedale S.Francesco passò uno
dei suoi periodi d'oro. Chi era? Lo studioso Riccardo Cardellicchio ci dice
che:
Pellegrini nacque a Fucecchio il
26 giugno 1877 e si laureò a Firenze. Nel 1906 vinse il concorso di direttore
dell'ospedale di Marradi e rinnovò l'ospedale sul piano tecnico e finanziario.
Nel 1911 affrontò con competenza l'epidemia di colera. Nel 1913 vinse il
concorso di primario chirurgo e direttore dell' ospedale "Mellino
Mellini" di Chiari, dove rimase per quarant'anni. Forte dell'esperienza di
Marradi, fece del nosocomio lombardo una struttura moderna.
Durante la prima guerra mondiale
organizzò, al "Mellini", un reparto per l'applicazione di arti
artificiali, secondo il metodo di Giuliano Vanghetti.
l'ossificazione traumatica del legamento del ginocchio
(detta sindrome di Pellegrini)
I mutilati arrivano a centinaia
dal fronte e l'ospedale diventò una struttura importante con duecentocinquanta
posti letto. Al termine del conflitto, ricevette medaglie di bronzo e d'argento
per meriti della sanità pubblica. Nel 1919 a Parigi, mandato dalla Croce Rossa,
presentò le sue ricerche sugli arti artificiali alla Società di chirurgia. Curò
l'ossificazione traumatica del legamento collaterale tibiale del ginocchio
(definita sindrome di Pellegrini), scoperta e descritta nel 1905. Lasciò
l'ospedale di Chiari dopo quarant'anni d'attività intensa. Morì a 81 anni, nel
1958.
Sotto la direzione sanitaria di Pellegrini l'Ospedale di
Marradi cambiò volto e cominciò il suo periodo d'oro che durò fino agli anni
dopo la Prima Guerra Mondiale.
Che cosa si vede dal tetto dell'Ospedale? Gli addetti alla manutenzione
salgono questa scaletta, percorrono il corridoio della soffitta e dal tetto vedono un bel panorama del paese:
La scaletta
Il corridoio
della soffitta
Il molino della Concia, Casa Piretta
(a mezza costa) e Mirasole (sopra)
Visuale verso nord, panoramica
fino a Casa Vigòli.
e via Francini
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